La pianura piemontese, come l'intera Pianura Padana, è una creazione del Po e dei suoi affluenti, i quali colmarono con i loro depositi il golfo, con cui l'Adriatico si spingeva antichissimamente fin qui. In queste vaste campagne l'agricoltura è bene sviluppata.
   Tuttavia la Regione non si stende soltanto ai piedi dei monti, ma penetra profondamente tra di essi. Le Alpi Piemontesi, ivi comprese quelle della Valle d'Aosta, rappresentano il settore più elevato del sistema alpino, superando i 3000–4000 m. Le più alte vette del Piemonte sono: il Monte Rosa (4633 m) e il Monte Leone (3552 m), al confine con la Svizzera; il Gran Paradiso (4061 m), al confine con la Valle d'Aosta; il Rocciamelone (3538 m) e il Monviso (3841 m), al confine con la Francia.
   Nelle Alpi il clima è rude e la terra povera, di modo che molti abitanti emigrano verso le città della pianura, dove è più facile trovare un'occupazione. Per fortuna lo sviluppo del turismo frena almeno in parte lo spopolamento, offrendo ai valligiani nuove possibilità di lavoro.
   La presenza dei turisti provoca sulle strade di montagna un intenso traffico automobilistico. L'azione di queste macchine costituisce uno spettacolo degno di essere visto, perché frantumano la massa nevosa sollevandola in alte colonne ai lati della strada.
   Ancor più ammirevoli, se pensiamo al passato, ci appaiono però gli sforzi compiuti dalle schiere di pellegrini, mercanti e soldati, che varcarono questa sezione delle Alpi nell'antichità e nel medioevo. Basterà ricordare l'impresa di Annibale, sceso in Italia, con i suoi soldati e i suoi elefanti, forse attraverso il Monginevro.
   Nel medioevo su alcuni valichi sorsero ospizi, nei quali i religiosi accoglievano i viandanti. La potenza politica dei duchi di Savoia cominciò ad affermarsi proprio perché loro, dominando su entrambi i versanti delle Alpi, ne controllavano i passi. Già al termine del Quattrocento la Casa di Savoia aveva trasferito la sua capitale al di qua delle Alpi, cioè a Torino. Però solo nel 1860 – con la cessione della Savoia alla Francia – il Regno Sabaudo finì di essere uno Stato a cavallo delle Alpi; spostandosi tutto all'interno della cerchia alpina. Da allora il Piemonte, che già aveva osato sfidare in campo aperto la potenza militare dell'Impero Austriaco, fu il simbolo dell'unità e della libertà dell'Italia moderna.
   Un po' di storia. Prima della conquista romana (Giulio Cesare), avvenuta nel I secolo a. C., il Piemonte era occupato dai Taurini, dai Salassi e da altre popolazioni celtiche, ossia galliche. Nel medioevo il territorio fu sede di ducati longobardi e quindi di contee carolinge, finché nel X secolo risultò spartito fra le grandi marche imperiali di Ivrea, di Torino e degli Aleramici (Monferrato e Liguria). Dopo il Mille i conti di Savoia (regione oggi francese confinante con il Piemonte) si estesero anche sulla Valle d'Aosta e sulle marche di Torino e di Ivrea, mentre dalla disgregazione della marca aleramica sorgevano nel XIII secolo varie signorie (marchesati di Saluzzo e del Monferrato) e liberi comuni (Asti, Cuneo, Alessandria). Su tutti prevalse però la signoria di Savoia. Trasformatosi nel 1720 in Regno di Sardegna, lo Stato Sabaudo fece del Piemonte il centro della formazione dell'unità d'Italia, proclamata a Torino nel 1861. Dal 1945 il Piemonte ha perduto la provincia di Aosta, trasformata in regione (Valle d'Aosta).
   Economia. Il Piemonte si colloca tra le regioni economicamente più sviluppate d'Italia. L'agricoltura offre una produzione cospicua grazie ai terreni di pianura e collina. Prodotti agricoli principali sono: il frumento, il granturco, il riso, la segale, l'avena, le patate, la barbabietola da zucchero, i cavoli, le cipolle, i fagioli, le mele, le pere, le nocciole.
   Molto sviluppata è la viticoltura. Tra i rinomatissimi vini piemontesi basterà ricordare il Barolo, il Nebbiolo, il Barbaresco, il Barbera, la Frèisa che con i grissini (un tipico prodotto locale) accompagneranno perfettamente i tipici piatti regionali: il bollito misto, i cardi in bagna cauda (intingolo di burro, olio, acciughe e aglio), la fonduta (crema calda di formaggio fontina, ricoperta di tartufi), ecc. E per concludere il pasto avremo un assortimento della prelibata pasticceria torinese, nonché il rinomato Asti spumante. Un'altra specialità gastronomica torinese è rappresentata dai gianduiotti, gli squisiti cioccolatini, che prendono nome da Gianduia, la popolare maschera cittadina. Questo personaggio, vestito alla moda dei primi anni dell'Ottocento (cappello a tricorno, giacca marrone, pantaloni sormontati al ginocchio da lunghe calze rosse), simboleggia un contadino energico e finto tonto. Anche i grissini, menzionati sopra, sono di origine torinese: il merito della loro invenzione sembra spettare ad un fornaio torinese, Antonio Brunero, che li avrebbe ideati nel 1679. Le cronache ci dicono che anche l'imperatore Napoleone I apprezzava i «piccoli bastoncini di Torino» e li voleva sempre sulla propria mensa.
   Notevole è l'allevamento bovino e suino, che alimenta i rispettivi rami dell'industria alimentare.
   L'industria non si limita al comparto dell'automobile – la Fiat e la Lancia – e ai settori ad essa connessi: siderurgia, pneumatici, accessoristica, materie plastiche, vetro, ma è consolidata anche in settori come il tessile, l'abbigliamento, il dolciario, la chimica, le attività grafico-editoriali. Ben sviluppato anche il settore commerciale. Buona la rete di vie di comunicazione. Le risorse minerarie sono modeste: tracce d'oro presso il M. Rosa e l'uranio nella Val Màira; manganese e magnesite nel Torinese; talco e grafite, magnetite. Abbondante è la produzione elettrica.
   Torino dispone di un aeroporto (Caselle). Il turismo ha come mete principali Torino ed altre città storiche; il centro termale di Acqui Terme (Alessandria), le stazioni lacuali del Lago Maggiore e del Lago d'Orta; numerose stazioni montane.
 
   54. Rispondere alle seguenti domande:
   1. Dove è situato il Piemonte? 2. Con quali paesi stranieri confina? 3 Con quali regioni italiane è confinante? 4. Com'è il paesaggio del Piemonte? 5. Come si chiamano le vette più alte della regione? 6. Dove passa il fiume più grande d'Italia? 7. Quali popolazioni abitavano la regione nell'antichità? 8. Quando furono conquistate dai Romani? 9. Quando sorse la dinastia di Savoia? 10. Che molo ebbe lo Stato Sabaudo? 11. Il Piemonte è ricco di materie prime? 12. È sviluppato economicamente? 13. Cosa sapete dell'agricoltura di questa regione? 14. Quali vini regionali sono i più pregiati? 15. Che cosa sono i grissini? 16. Chi è Gianduia e per che cosa è famoso? 17. È forte il settore automobilistico piemontese? 18. Quali sono le città più importanti? 19. Che tipo di turismo è sviluppato in Piemonte?
 
   55. Riassumere il testo per esteso.

Valle d'Aosta

   56. Leggere e tradurre in russo il testo:
   Valle d'Aosta (Capoluogo – Aosta)
   La Valle d'Aosta è di gran lunga la più piccola regione italiana. La Regione confina a nord con la Svizzera, a ovest con la Francia, a est e a sud con il Piemonte. Il territorio raggiunge un'altitudine di 4810 m con il Monte Bianco, massima elevazione d'Europa, posto sul confine italo-francese. La popolazione ammonta a poco più di un milione di abitanti. Nei luoghi più alti è sensibile lo spopolamento. Città principale e capoluogo della Regione autonoma (non divisa in province) è Aosta. Tutti gli altri centri contano un limitato numero di abitanti.
   Con il nome di Valle d'Aosta s'intende non solo il tronco vallico principale, solcato dalla Dora Bàltea, ma anche l'insieme delle valli
   laterali: la Val Ferrei (pron. Ferrò), la Valle del Gran S. Bernardo con la Valpelline (Valpellìn), la Val Veni, la Valle della Thuile (Tuil) ed altre.
   La Valle è cinta a nord e a est dalle Alpi Pennine (M. Rosa, 4633 m; Cervino, 4478 m; Gran Combin, 4317 m); a ovest e a sud dalle Alpi Graie (M. Bianco, 4810 m; Testa del Rutor, 3486; Gran Paradiso, 4061 m).
   Il principale fiume della Regione è la Dora Baltea che ha origine in prossimità del M. Bianco. Vasti ghiacciai coprono le zone più elevate. Il clima è continentale, con estati rese fresche dall'altimetria e inverni rigidi e nevosi.
   La Valle d'Aosta, abitata anticamente dalla popolazione celtica dei Salassi, fu conquistata nel I secolo a. C. dai Romani, che vi fondarono il campo fortificato di Augusta Praetoria (Aosta). Nel medioevo fu concessa in feudo a Umberto Biancamano, conte di Savoia, ma godette di una certa autonomia, rimanendo attaccata al suo linguaggio francoprovenzale, tuttora in uso. Sempre fedele allo Stato Sabaudo, passò a far parte della regione piemontese dopo l'unificazione dell'Italia. Staccata nel 1945 dal Piemonte, gode da allora di una speciale autonomia amministrativa.
   Economia. Data la montuosità del territorio, i seminativi ne occupano appena il 3 %. I prati e i pascoli ne coprono invece i 3/10 ed i boschi (abeti, pini e, in basso, castagni) i 2/10. Le nude rocce e i ghiacciai sono molto estesi.
   I prodotti agricoli hanno una scarsa importanza. Predominano la segale e le patate. Nelle zone meno elevate sono coltivati anche il frumento e la vite. Più importanti sono però i boschi ed i pascoli, su cui si basa l'economia del montanaro.
   Tipico è Alpeggio, ossia un movimento stagionale presente anche nel resto delle Alpi, per cui i montanari, passato l'inverno nei villaggi di fondovalle, raggiungono con le mandrie bovine, verso l'inizio dell'estate, i pascoli d'alta montagna. Qui sorgono appositi edifici, che oltre all'abitazione dei mandriani contengono le stalle per il bestiame ed i locali per la lavorazione del latte (formaggio fontina). Questi edifici prendono il nome di bàite (malghe in Lombardia, casère nel Veneto). Spesso i montanari possiedono pure una dimora di mezza stagione, dove sostano con il bestiame per un certo tempo, durante la salita e la discesa.
   L'industria rappresenta la principale attività economica, assorbendo più della metà della popolazione lavoratrice. Vi sono miniere di ferro (Valle di Gogne), di carbone, di inattive e cave di marmo. Notevole è la produzione elettrica, proveniente da varie centrali, che sfruttano l'abbondanza di acque correnti. Nessun'altra regione italiana dispone, in relazione al numero degli abitanti, di tanta energia. Per sottolineare la ricchezza di eneria idroelettrica della Valle d'Aosta, basterà ricordare che Aosta fu la prima città italiana ad adottare la pubblica illuminazione elettrica (1886). L'abbondanza di energia ha favorito lo sviluppo dell'industria siderurgica (Aosta, St. Marcel, Pont St. Martin), metallurgica (Aosta) e chimica (Verrès). Attiva è anche l'industria delle fibre tessili artificiali e del legno.
   Il turismo dispone di numerose e rinomate stazioni di soggiorno estivo e invernale. Accanto ai numerosi ospiti, che vi sostano per soggiorni più о meno lunghi, la Valle conta inoltre innumerevoli turisti in transito fra l'Italia e l'estero. L'ardita funivia del m. Bianco, superando il ghiacciaio del Dente del Gigante, congiunge Courmayeur a Chamonix, in Francia.
   Nessun'altra valle del mondo può vantare tanti castelli, roccaforti, dimore feudali come la Valle d'Aosta: circa 130, ossia uno ogni sette chilometri quadrati. Fra i castelli meglio conservati sono famosi quelli di Issogne e di Fenis, i quali – grazie al loro arredamento ed alle loro pitture – ci fanno rivivere in pieno medioevo.
   Esistono ancora antiche baite («racard»), con le pareti fatte di tronchi d'albero ed il tetto coperto di pietre, il cui pavimento è sorretto da una specie di funghi di pietra con il gambo di legno a difesa dalla umidità del suolo e del pericolo dei topi.
   I cani dell'Ospizio del Gran S. Bernardo sono rimasti celebri per avere salvato innumerevoli viandanti, rimasti sepolti dalla neve in prossimità del Passo.
 
   57. Rispondere alle seguenti domande:
   1. Che posizione geografica occupa la Valle d'Aosta? 2. Qual è la più piccola regione italiana? 3. La Valle d'Aosta è una regione autonoma? 4. Che cosa significa essere una regione autonoma? 5. Sono alti i monti della Valle d'Aosta? 6. È numerosa la popolazione della regione? 7. Qual è l'occupazione principale della popolazione valdostana? 8. Com'è la vita dei montanari? 9. Che cos'è l'alpeggio? 10. Che cosa sai della storia della Regione? 11. Quali industrie sono
   sviluppate in questa regione? 12. È forte l'agricoltura valdostana? 13. Che cosa trova il turista in questa regione? 14. Sono numerosi i castelli? 15. Sono conservati bene i monumenti storici? 16. Per che cosa sono famosi i cani dell'Ospizio del Gran S. Bernardo? Quale città italiana fu la prima ad adottare la pubblica illuminazione elettrica? Ti piacerebbe visitare la Valle d'Aosta?
 
   58. Riassumere il testo per esteso.

Un po' di svago! Divertiamoci studiando!

   59. Leggere, tradurre e prendere nota:
   È interessante sapere che…
   A Roma si attribuiva a Numa Pompilio l'ordinamento dell'anno in 12 mesi, con numero dispari di giorni (tranne febbraio) per un totale di 355 giorni. Ai decemviri (un collegio di dieci membri) era attribuita la fissazione del ciclo solare composto di 4 anni di 355 giorni: al 2° e al 4° anno del quadriennio veniva inserito un mese intercalare di 22 о 23 giorni. Il ciclo risultava di 4 anni di 366 giorni e 6 ore, eccedente di un giorno rispetto al ciclo solare. Dopo la lexAcilia (191 a.C.) si lasciò decidere ai pontefici quando compiere l'intercalazione e si creò una tale confusione che i mesi non corrispondevano più alle stagioni. Alla situazione pose rimedio G. Cesare (46 a.C.), che affidò a Sosigene il compito di riformare il calendario (calendario giuliano): l'anno giuliano durava 12 mesi (365 giorni e 6 ore); dopo 4 anni si aveva un giorno bis sextus Kalende Martie, inserito dopo il 24 febbraio. Il calendario giuliano fu modificato da papa Gregorio XIII (calendario gregoriano). Con il passare del tempo si era verificata una differenza di 10 giorni tra anno civile e anno solare. Gregorio XIII stabilì la soppressione dei giorni in eccesso facendo seguire al 4.10.1582 (giovedì) il 15.10.1582 (venerdì), riportando così la data dell'equinozio di primavera al 21.3.
   Per evitare nuove discordanze, fu deciso di non considerare bisestili gli anni che divisibili per 100, tranne quelli divisibili per 400. La Russia adottò il calendario gregoriano nel 1918 (il 14 febbraio). La chiesa ortodossa utilizza tuttora il calendario giuliano per le date dell'anno liturgico.
 
   60. Riassumere il testo in breve.
   Un po' di cucina italiana. Prendilo per la gola![10]
 
   61. Tradurre la ricetta e preparare questo secondo piatto:
   Petti di tacchino e funghi
   Nel periodo in cui non ci sono i funghi freschi, vanno bene anche quelli secchi, anche se questi ultimi sono molto meno profumati. I funghi secchi vanno però messi a bagno in acqua calda affinché ritornino allo stato primitivo. Fare un battuto di prezzemolo, aglio a spicchi. Intanto preparare i fungili tagliati a fettine e metterli a saporire su questo battuto con olio, sale e pepe. Rosolare a parte le fettine di petto di tacchino leggermente infarinate e passarle nel tegame con la salsetta sopra descritta. Con lo stesso procedimento si possono fare anche petti di pollo.
 
   Conosci il tuo oroscopo? L'Ariete (21 marzo – 20 aprile)
   62. Leggere e tradurre in russo, rispondere in italiano alle domande in base ai testi riportati:
   a) Hai scelto bene la tua professione?
   Il giovane Ariete non ha quasi mai problemi per il suo orientamento professionale: manifesta presto le sue preferenze per un lavoro che lo attira, senza preoccuparsi molto del lato finanziario.
   Il suo temperamento lo spinge verso un lavoro che non sia sedentario, verso un'attività che lo spinga verso esercizi fisici, che stimoli il suo bisogno del nuovo, gli dia il modo di affrontare qualche pericolo, di realizzare una qualche prodezza, di soddisfare qualche sensazione forte.
   Un mestiere è bello ai suoi occhi se è come un'avventura, con una componente di rischio.
   È attratto dalla metallurgia in genere, dalla meccanica, l'estrazione dei minerali, la costruzione di macchine, l'impiego di motori. Troviamo molti Arieti nell'esercito, nella polizia. Fra i professionisti molti medici, dentisti, chirurghi, scultori, attori e molte professioni inerenti allo spettacolo e all'arte in genere.
   b) Hai trovato Г anima gemella?
   Non abbiate fretta di sposarvi volubili amici dell'Ariete, così pieni di slancio. Ricordate che la vita di tutti i giorni mette l'amore a dura prova. Se volete trovare l'anima gemella fatelo almeno dopo il quindicesimo colpo di fulmine e cercate fra i Leoni, i Sagittari, gli Acquari, i Gemelli, che sono quelli che possono meglio capirvi e completarvi.
   Se colui о colei che dovete conquistare è un Leone, ricordate che vuole «brillare», essere al centro dell'attenzione insomma. I Sagittari devono essere convinti, per legarsi a qualcuno, che i legami sono sempre validi, che sono delle belle avventure da vivere insieme. Deve sentir parlare di alti ideali e di lunghi viaggi e allora non resiste. Per farsi amare da un Acquario invece, prima di ogni altra cosa bisogna essere simpatici ai suoi amici perché con un Acquario è difficilissimo trovarsi da soli a quattr'occhi, tanto importanti sono per lui gli amici e l'amicizia. Per conquistare un Acquario bisogna essere insoliti, strani, molto umani e non è certo un segno fatto per chi è geloso.
   Per conquistare un Gemello bisogna essere intellettuali, versatili, comunicativi e se si vuoi mantenere un rapporto nel tempo bisogna dargli l'impressione che è libero come l'aria, che può andarsene quando
   vuole. Il Gemello ha bisogno di molti complimenti perché vuole piacere e sentire di piacere, perché ama molti flirt.
   Il mese di marzo è consacrato al dio Marte.
 
   63. Da leggere, tradurre in russo e riassumere in italiano:
   Marte
   Prossimo a Giove, Marte godeva in Roma dei più alti onori. Nell'esaltazione del potere e della gloria militari, Romani innalzarono questo dio della guerra molto al di sopra dello stato del suo equivalente greco Ares. I Greci avevano concepito Ares come una divinità impopolare: assetato di sangue, brutale, era uno smargiasso e persino un codardo. Marte invece era il padre di Romolo, colui che costruì le mura di Roma. Il dio romano della guerra proteggeva pure i contadini e pastori, e a volte prendeva l'appellativo di Silvano.
   Marzo, il mese di Marte, aveva un seguito di feste dedicate al dio della guerra, protettore della crescita. Il 1 marzo il fuoco sacro nel tempio di Vesta veniva riacceso e gli edifici sacri, come le abitazioni dei sacerdoti, ornati di fronte d'alloro, una pianta sempre associata con Marte. Il 14 marzo si svolgevano le corse equestri nell'imponente Campo Marzio, in cui s'accalcava la cittadinanza. Il 23 si procedeva al rito purificale delle trombe di guerra consacrate.
 
   64. Da prendere nota delle festività italiane (ufficiali, religiose e popolari):
   1. Calendario 2008 Marzosabato – s. (santo) Albino
   2. domenica – IV di Quaresima
   3. lunedì – s. Cunegonda
   4. martedì – s. Casimiro
   5. mercoledì – s. Adriano
   6. giovedì – s. Giordano
   7. venerdì – ss. (santi/sante) Perpetua e Felicità
   8. sabato – s. Giovanni di Dio (Giornata delle donne)
   9. domenica – V di Quaresima
   10. lunedì – s. Simplicio
   11. martedì – s. Costantino
   12. mercoledì – s. Massimiliano
   13. giovedì – s. Arrigo
   14. venerdì – s. Matilde
   15. sabato – s. Luisa
   16. domenica – le Palme
   17. lunedì – s. Patrizio
   18. martedì – s. Salvatore
   19. mercoledì – s. Giuseppe (Festa del papa)
   20. giovedì – s. Alessandra
   21. venerdì – s. Benedetto
   22. sabato – s. Lea
   23. domenica – Pasqua di Resurrezione
   24. lunedì — dell'Angelo (Pasquetta)
   25. martedì – Annunc. del Signore
   26. mercoledì – s. Emanuele
   27. giovedì – s. Augusto
   28. venerdì – s. Sisto III Papa
   29. sabato – s. Secondo
   30. domenica – D. in Albis
   31. lunedì – s. Beniamino
 
   Aprile (il mese di aprile ha etimologia incerta)
   1. martedì – s. Ugo (Pesce d'aprile)
   2. mercoledì – s. Francesco di Paola
   3. giovedì – s. Riccardo
   4. venerdì – s. Isidoro
   5. sabato – s. Vincenzo Ferrer
   6. domenica – s. Guglielmo
   7. lunedì – s. Ermanno
   8. martedì – s. Walter
   9. mercoledì – s. Maria Cleofe
   10. giovedì – s. Terenzio
   11. venerdì – s. Stanislao
   12. sabato – S. Giulio
   13. domenica – s. Martino papa
   14. lunedì – s. Abbondio
   15. martedì – s. Annibale
   16. mercoledì – s. Lamberto
   17. giovedì – s. Aniceto
   18. venerdì – s. Galdino
   19. sabato – s. Ermogene
   20. domenica – s. Adalgisa
   21. lunedì – s. Anselmo
   22. marterdì – s. Caio
   23. mercoledì – s. Giorgio
   24. giovedì – s. Fedele
   25. venerdì – s. Marco E./ Anniv. di Liberazione
   26. sabato – s. Marcellino
   27. domenica – s. Zita
   28. lunedì – s. Valeria
   29. martedì – s. Caterina da Siena
   mercoledì – s. Pio V papa
 
   63. Spiegare la seguente situazione in italiano:[11]
   – Dev'essere stata la prima volta anche per loro: dubito che abbiano mai nuotato prima d'ora con un cretino!

Capitolo II

Perfezioniamo il nostro italiano

Luigi Orsini. Giuseppe Verdi

   TESTO
   Luigi Orsini. Giuseppe Verdi[12]
   A metà di settembre (1862) i coniugi Verdi sono in viaggio per la seconda volta verso Pietroburgo, dove dovrà andare in scena La forza del destino.
   Prima che comincino le prove il Maestro si reca a Mosca in incognito, a sentire il Trovatore; ma il pubblico, saputo che \èrdi è in teatro, prorompe in una tale acclamazione da costringerlo a recarsi sul palco a riceverne l'omaggio imprevisto e improvviso. Б giorno dopo gli artisti gli offrono un grande banchetto.
   La sera del 10 novembre La forza del destino va in scena. Nonostante l'ostilità e le brighe del partito «tedesco» e del partito nazionale «russo» l'opera ottiene un grande successo. Per otto sere si replica a teatro affollatissimo. Alla quarta l'Imperatore vuole il Maestro nel suo palco e, prima che Verdi parta, gli conferisce, motu proprio[13], la decorazione di San Stanislao.
   Con quest'opera, che racchiude gli ultimi aneliti del romanticismo musicale, agonizzante fra le viete ricette di una poesia in piena decadenza – opera ineguale, fra brani volgari ed effusioni alate e splendenti – Verdi suggella per sempre la fase romantica della sua musica e si orienta verso una nuova visione d'arte.
   Quando, о solo о con l'ormai inseparabile compagna, si recava per ragioni teatrali in qualche città, non trascurava mai di ricercare quanto vi fosse di artistico о di monumentale, avido di sempre nuove impressioni e di una sempre più vasta cultura.
   Così, a Mosca i Verdi visitarono con grande ammirazione il Cremlino; dopo, passati in Spagna, dove La forza del destino otteneva ottimo esito (Madrid, 21 febbraio c63), vollero vedere i luoghi più interessanti. L'Escuriale specialmente, nella sua immensa mole dovuta al genio e al braccio nostrani, destò il loro orgoglio nazionale, traendoli a considerare come anche laggiù lo scalpello e il pennello italiani avessero lasciato un segno imperituro dell'arte nativa. Però l'impressione provatane fu tragica. Il volto del Sovrano feroce che ebbe fatto costruire quel monumento apparve loro come in esso specchiato. Forse il futuro compositore del Don Carlos, vide allora aggirarsi fra quelle colonne il truce fantasma di Filippo II, e ne accolse nello spirito creatore il presentimento d'un'opera nuova, cui avrebbe dato, quattro anni dopo, anima e veste musicale, sull'orme della tragedia schilleriana. Dopo la Spagna, ecco il Maestro a Parigi, nell'attesa di inscenare i Vespri all'Opéra. Ma le prove vanno a rilento, per il malvolere dell'orchestra e l'ostilità generale dei Parigini, che delirano per Wagner. Mai come ora il Teatro dell'Opéra si è meritato l'epiteto rossiniano: «la grande boutique».
   Impresari, direttore, orchestra, cantanti, tutti sembravano gareggiare nell'intrigo per impedire il trionfale splendore del genio italiano. Wagner se ne compiace e non si perita di aggiungere qualche filo alla subdola trama. Ma Verdi, che ha ormai contro di sé tutta Parigi intellettuale e ufficiale, compreso lo stesso Imperatore, se ne sta appartato in dignitoso riserbo. Alla fine, lascia in asso Parigi, Opéra, Vespri, anche se il direttore intrigante di quel Teatro è stato sostituito. Meglio la campagna e la solitudine di Sant'Agata che non quel covo di consorteria e di malefatte.
   Ah, Sant'Agata! La natura serena, la terra che non mente, vecchi cuori fedeli e anche cari morti sotto le zolle fiorite. Né lo commuovono le notizie che alla fine gli giungono dell'ottimo esito dei Vespri all'Opéra e della Traviata al Teatro Italiano.
   Verdi bada ai suoi campi, riordina la sua amministrazione e non si cura affatto di musica. Non vuole nemmeno sentirne parlare. Così lascia sospeso anche un contratto che gli viene proposto dal nuovo direttore dell'Opéra parigina per un altro spartito.
   Resta tutta l'estate del '63 a Sant'Agata, dedito esclusivamente alla campagna ma non indifferente a qualcosa d'insolito che lievita nel campo musicale e ad uno spirito polemico e novatore che si agita su giornali e riviste, ad opera specialmente di giovani.
   Il romanticismo decadeva stemperandosi nei languori lunari; bisognava opporre il vero al fantastico, il sensualismo al sentimentalismo, la violenza alla oziosa pigrizia dei vecchi motivi tradizionali. I poeti sentivano gli influssi di grandi stranieri, romantici о decadenti, come Heine, Hugo, Baudelaire, Byron…
   Verdi, intanto, segue con celato interesse le polemiche e comprende come l'arte volga a nuovi fini ed esiga nuovi mezzi. Ora il Maestro è nella piena validità delle forze; ha scritto venticinque opere in venticinque anni; ma l'ultima parola non l'ha ancora detta. Sente il bisogno di perfezionarsi; perciò si dà a rimaneggiare le sue opere meno riuscite.
   L'11 di marzo '67 il Don Carlos va in scena a Parigi, presenti la coppia imperiale e un pubblico d'eccezione. L'esito è, in massima, lusinghiero, anche se gli spettatori restano alquanto freddi. La critica discute l'opera, cui tuttavia riconosce novità di forme melodiche e di mezzi armonici, elevatezza di ispirazione e nobiltà di fattura.
   Verdi ormai possiede tutto: fama, rendite, onori, eppure non riposa. Superiore al biasimo come alla lode, continua l'ascesa luminosa: mirabile esempio agli artisti di tutti i tempi.
   Il 5 febbraio (1887) alla Scala, in una esecuzione stupenda e alla presenza di un pubblico imponente per quantità e qualità, V Otello va in scena, accolto trionfalmente. La critica scopre un Verdi nuovo. La stessa qualifica di «dramma lirico» data all'opera dal musicista e dal poeta, ne esprime la natura.
   La grande serata viene chiusa da dimostrazioni acclamanti di popolo dinanzi l'albergo «Milano». Il Maestro è costretto ad affacciarsi al balcone per ringraziare. Rientrato, non nasconde agli intimi che lo circondano un senso di disagio: rimpiange la solitudine di S. Agata, che lui popolava di fantasmi, quando componeva l'opera e viveva in compagnia ideale di Otello e di Desdemona. D'ora innanzi le creature del suo sogno non saranno più sue; andranno per il mondo: e la lieta fortuna che le accompagnerà, non compenserà certo la tristezza dell'abbandono. È fatale, e forse necessario, che i grandi artisti soffrano, e che anche nella gloria vedano il segno di un'esaltazione effimera.
   E modesto e addirittura ritroso si conservò Verdi anche in seguito, opponendosi a che venisse dato il suo nome all'ospedale di Vìllanova, da lui creato e curato in tutti i particolari, come il suo gran cuore gli aveva suggerito.
   La filantropia di Verdi si volge ora ad attuare un progetto che gli scalda l'animo da anni: la costruzione di una Casa di riposo per musicisti. Lui vuole beneficare i vecchi che hanno servito l'Arte con devozione e che ora non hanno mezzi sufficienti per vivere, offrendo loro non un asilo umiliante, ma un albergo bello comodo spazioso, dove possano sentirsi ospiti, non ricoverati. Acquista pertanto fuori di Porta Magenta l'area dove la Casa dovrà sorgere e incarica del progetto Camillo Boito, il caro fratello di Arrigo.
   Nel frattempo Arrigo Boito, il suo librettista e amico, cerca delicatamente di persuadere il Maestro a tornare sull'idea di scrivere un'opera buffa. È la risata di Falstaff che torna a scrosciare di lontano nella mente di lui.
   E nell'estate di quello stesso anno (1889) Boito fa uno schema del libretto e glielo manda. Verdi lo apprezza, lo loda, vorrebbe lavorare ancora, ma… e l'età? Gli anni sono molti, e lui dubita delle sue forze. Boito rispondeva tranquillizzandolo: " Lo scrivere un'opera comica non credo che l'affaticherebbe. La tragedia fa realmente soffrire chi la scrive… Ma lo scherzo e il riso della commedia esilarano la mente e il corpo. Un sorriso aggiunge un filo alla trama della vita… Lei ha una gran voglia di lavorare; questa è una prova indubbia di salute e di potenza… Lei ha desiderato tutta la vita un bel tema d'opera comica. C'è un modo solo di finire meglio che con V Otello: è quello di finire vittoriosamente col Falstaff"
   Come resistere a così garbata e insinuante seduzione?
   Verdi era a Montecatini per la solita cura e intanto si rileggeva il teatro del Goldoni, disponendo così lo spirito a immagini bonariamente serene. La corrispondenza di questo tempo fra i due artisti è fresca e viva.
   Verdi è ora ripreso dalla foga del comporre, nonostante che gravi preoccupazioni vengano a turbare la serenità del suo lavoro. Faccio si è ammalato di esaurimento, e deve abbandonare la direzione della Scala. A Parigi muore Muzio, il fedele discepolo d'un tempo. Tutto un passato di sacrifici e di lotte, di ricordi tristi e lieti, di speranze deluse e di vittorie conseguite, si riaffaccia al pensiero del Maestro.
   «Il Panciotto – scrive Verdi a Boito – è sulla strada che conduce alla pazzia. Vi sono dei giorni che non si muove; dorme ed è di cattivo umore; altre volte grida, corre, salta, fa il diavolo a quattro… Io lo lascio un po' sbizzarrire; ma se continua gli metterò la museruola e la camicia di forza».
   E Boito di rimando: «Evviva! Lo lasci fare, lo lasci correre; romperà tutti i vetri e tutti i mobili della sua camera, poco importa… vada tutto a soqquadro, ma la gran scena sarà fatta! Evviva!… Io so già quel che farà Lei. Evviva!»
   Il maestro ha quasi ottant'anni.
   La sera del 9 febbraio si ebbe la prima rappresentazione.
   Il pubblico imponente tributò acclamazioni innumerevoli al Maestro che appariva sereno e sorridente, benché un po' pallido per l'emozione.
   Il Falstaff agì come un farmaco salutare nei confronti del teatro italiano. Molte città vollero ascoltarlo; e, dopo l'Italia, città straniere importantissime, come Berlino, Vienna, Parigi.
   Riportato con riduzioni
 
   VOCABOLARIO
   andare in scena (spec. per la prima volta) быть поставленным на сцене (чаще впервые)
   mettere in scena (по)ставить на сцене
   inscenare vt поставить (подготовить) спектакль, (также перен.) инсценировать destino sm судьба
   prova ^(generale) проверка, испытание, улика, доказательство, репетиция (генеральная)
   omaggio sm дань уважения, дар, подарок, презент
   offrire un banchetto (a qd) устроить, дать банкет (в честь кого-л.)
   ostilità sfì. враждебность, неприязнь, вражда 2. pi военные действия
   replicare vt 1. возражать 2. отвечать 3. парировать 4. повторять;
   replicare uno spettacolo повторить спектакль, дать спектакль повторно
   spartito sm партитура
   libretto sm либретто
   decorazione sf (conferire una insignire di una ~) 1. украшение (действие) 2. украшение, убранство, декор 3. награждение (вручить награду)
   trascurare vt 1. пренебрегать, запускать, небрежно относиться 2. не принимать в расчет, не обращать внимания
   decadenza л/1 упадок, декаданс
   decadente agg упаднический, декадентский
   darsi a qc отдаваться чему-л.;
   darsi a fare qc начинать, пускаться делать что-л.
   destare vt будить, пробуждать, возбуждать какое-л. чувство
   esito sm (avere, ottenere) 1. выход 2. исход, результат (иметь, получить)
   delirare vi (di qc) 1. бредить, безумствовать 2. сходить с ума (по чему-л.)
   impresario sm импресарио, антрепренер
   direttore d'orchestra дирижер оркестра
   gareggiare vi (in qc) соревноваться, соперничать в чём-л.
   lasciare in asso бросить ни с того, ни с сего; резко покинуть
   sospendere vt 1. подвешивать, вешать 2. прерывать, приостанавливать, откладывать
   novatore sm (innovatore sm) новатор
   lusinghiero agg 1. льстивый 2. ласковый, приятный, лестный 3. утешительный
   biasimo sm порицание, осуждение
   lode л/1 похвала, одобрение, хвала, восхваление
   ascesa sf 1. восхождение 2. fig. подъем, рост
   dedicare vt (a qd/qc) 1. посвящать 2. отдавать, посвящать (кому-л.)
   dedica sf 1. посвящение (в книге) 2. памятная надпись (на книге, фотографии)
   dedito agg (a qc/qd) преданный (чему/ кому-л.), пристрастившийся (к чему-л.)
   essere superiore (a qc/qd) быть выше чего/кого-л., превосходить
   perfezionarsi vr совершенствоваться
   eseguire vt 1. выполнять, исполнять, осуществлять 2. исполнять (муз. произведение, роль)
   rimpiangere vt оплакивать, сожалеть, вспоминать с чувством горечи
   acclamare vt 1. приветствовать громкими возгласами (рукоплесканиями) 2. единодушно избирать (провозглашать)
   esaurimento sm 1. исчерпание, истощение 2. переутомление, истощение
   fare il diavolo a quattro 1. поднять дьявольский (адский) шум 2. в доску разбиваться
 
   ESERCIZI LESSICO-GRAMMATICALI
 
   1. Tradurre le frasi seguenti in russo facendo attenzione all'uso delle parole ed espressioni tratte dal brano e messe in corsivo:
   1. A metà di settembre (1862) i coniugi Verdi sono in viaggio verso Pietroburgo, dove andrà in scena l'opera La forza del destino. 2. Prima che comincino le prove il Maestro si reca a Mosca in incognito, a sentire il Trovatore. 3. Saputo che Verdi è in teatro, il pubblico prorompe in una tale acclamazione da costringerlo a recarsi sul palco a riceverne l'omaggio imprevisto e improvviso. 4. Il giorno dopo gli artisti gli offrono un grande banchetto. 5. Nonostante l'ostilità e le brighe del partito «tedesco» e del partito nazionale «russo» l'opera ottiene un grande successo. 6. L'Imperatore russo, prima che Verdi parta, gli conferisce, motu proprio, la decorazione di San Stanislao. 7. Quando si recava per ragioni teatrali in qualche città, non trascurava mai di ricercareuanto vi fosse di artistico о di monumentale. 8. In Spagna La Forza del destino ottenne ottimo esito. 9. L'Escuriale destò il loro orgoglio nazionale. 10.1 parigini deliravano in quei tempi per Wagner. 11. Tutti sembravano gareggiare nell'intrigo per impedire il trionfale splendore del genio italiano. 12. Alla fine, Verdi lascia in asso Parigi, Opéra, Vespri, anche se il direttore intrigante di quel Teatro è stato sostituito. 13. Lascia sospeso anche un contratto che gli viene Proposto dal nuovo direttore dell'Opéra parigino. 14. Il romanticismo decadeva stemperandosi nei languori lunari; bisognava opporre il vero al fantastico, il sensualismo al sentimentalismo, la violenza alla oziosa pigrizia dei vecchi motivi tradizionali. 15. Verdi bada ai suoi campi, riordina la sua amministrazione e non si cura affatto di musica. 16. Il Maestro resta tutta l'estate a Sant'Agata, dedito esclusivamente alla campagna. 17. Continua l'ascesa luminosa: mirabile esempio agli artisti di tutti i tempi. 18. Il pubblico imponente tributò acclamazioni innumerevoli al Maestro. 19. La sera del 9 febbraio si ebbe la prima rappresentazione. 20. Il Panciotto corre, salta, fa il diavolo a quattro. 21. L'esito è, in massima, lusinghiero.
 
   2. Sostituire ai puntini la proposizione semplice о articolata conveniente:
   1. La sera del 10 novembre La forza del destino va… scena. 2. Si recò a Mosca… sentire una delle sue opere. 3. A metà di settembre i coniugi sono… viaggio per la seconda volta… Pietroburgo. 4. Per otto sere l'opera si replica… teatro affollatissimo. 5. A Verdi viene conferita la decorazione… San Stanislao. 6. Il compositore si orientò verso una nuova visione… arte. 7. Verdi fu avido… sempre nuove impressioni e… una sempre vasta cultura. 8. Lo scalpello e il pennello italiani lasciarono un segno imperituro… arte nativa. 9. Il volto del Sovrano feroce che ebbe fatto costruire quel monumento apparve loro come… esso specchiato. 10. Forse il futuro compositore del Don Carlos, vide allora aggirarsi… quelle colonne il truce fantasma di Filippo II. 11. Ma le prove vanno… rilento. 12. Dopo la Spagna, ecco il Maestro a Parigi, nell'attesa… inscenare i Vespri… Opéra. 13. Lo stesso Imperatore se ne sta appartato… dignitoso riserbo. 14. Meglio la campagna e la solitudine… Sant'Agata che quel covo… consorteria e… malefatte. 15. Gli giungono le notizie… ottimo esito dei Vespri e della Traviata… Teatro italiano. 16. Il Maestro appare un po' pallido… emozione. 17. La filantropia di Verdi si volge ora ad attuare un progetto che gli scalda l'animo… anni. 18. Verdi era a Montecatini per la solita cura e intanto rileggeva il teatro… Goldoni. 19. Il librettista persuade il Maestro a tornare… idea di scrivere un'opera buffa. 20. Un sorriso aggiunge un filo… trama della vita. 21. Verdi è ora ripreso… foga di comporre. 22. Il Falstaff agì come un farmaco salutare… confronti del teatro italiano. 23. Boito cerca di persuadere il Maestro… scrivere un'opera buffa. 24. Verdi sente il bisogno di perfezionarsi; perciò si dà… rimaneggiare le sue opere meno riuscite. 25. Superiore al biasimo come… lode, continua l'ascesa luminosa.